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NEWS Manfredonia: il fascino antico di Grotta Scaloria In questi giorni Manfredonia, più precisamente la Grotta Scaloria (foto del titolo, by sscnet.ucla.edu; ndr), sta riscuotendo vasta eco mediatica su importanti riviste internazionali. Lo stanno facendo importanti siti specifici - Antiquity, Archaeology Magazine, Science - ma anche noti siti d’informazione on line, quindi di maggiore diffusione: fra questi, il britannico Daily Mail e il francese Le Monde. Raccontano una storia affascinante il cui teatro è a due passi dalle case sipontine ma ignorata pressoché dagli abitanti (foto 1-2 sotto, by Manfredonianews.it e Comune). E’ stata una docente dell’Istituto Italiano di Archeologia Sperimentale di Genova, Eugenia Isetti (foto 3, a sx della collega Antonella Traversi - by Stato Quotidiano), a segnalare col giusto orgoglio al sindaco di Manfredonia, Angelo Riccardi, che “Grotta Scaloria sta raccogliendo consensi qua e là per l’Europa, come riferitoci dal nostro collega John Robb” (Dipartimento di Archeologia dell’Università di Cambridge, ndr). La soddisfazione della Isetti si unisce a quella del primo cittadino che, nel giugno di due anni fa, l’aveva ricevuta in Comune e poi aveva visitato la zona degli scavi offrend, per conto dell’Amministrazione, il supporto logistico necessario. Grotta Scaloria è oggetto da giugno 2007 di un programma di analisi dei dati già raccolti negli anni ’70. La grotta venne segnalata il 1931, quando fu aperto un ingresso artificiale in occasione della costruzione del tratto di Acquedotto Pugliese fra Manfredonia e Monte Sant’Angelo. Il 1967, un gruppo di speleologi locali scoprì una ulteriore porzione della grotta, raggiungibile attraverso una galleria stretta e tortuosa. Di questo fu informato l’archeologo Santo Tinè, fra i massimi esperti internazionali del Neolitico, che identificò nella parte più profonda della grotta, i resti di un rituale religioso di epoca neolitica collegato al “culto delle acque”. ‘Science’ parla del ritrovamento delle ossa di 22 persone, vissute intorno alla metà del 6° millennio a.C., scarnificate e mescolate con ossa di animali. Le comunità neolitiche seppellivano i morti (foto 4, by sscnet.ucla.edu) sotto o accanto le loro case o nella periferia di insediamenti. In questo caso, invece, anche i contadini di villaggi nel raggio di una ventina di chilometri portavano le ossa dei propri defunti nella camera alta della ‘Scaloria Cave’. Ha suscitato molta curiosità e attenzione il processo di scarnificazione, parte di un lungo rito di sepoltura in più fasi. Non si sa cosa succedeva ai corpi nelle prime fasi, però è chiaro che il tutto poteva terminare un anno dopo, quando le ossa venivano pulite della carne rimanente e collocate nella grotta, probabilmente per segnare la fine del processo di lutto. Le ossa, per la somiglianza, potrebbero essere state considerate equivalenti a stalattiti e ciò spiegherebbe perché scegliere la grotta e perché venivano riposti vasi per raccogliere l’acqua che creava quelle insolite ‘ossa di pietra’. E’ possibile, quindi, che il processo di pulizia e la deposizione nella grotta fossero un modo per i vivi per far tornare le ossa alle loro origini lapidee, nell’aspetto e nella posizione, completando un ciclo di incarnazione. “Il nostro lavoro uscito su Antiquity - ha detto la Isetti a Riccardi - costituisce uno dei primi risultati delle ricerche degli ultimi anni nella grotta e ha avuto un grande seguito nella comunità scientifica e non solo. Ci auguriamo che, col vostro aiuto, si possa proseguire su questa strada”. E Manfredonia aspetta di poter accogliere ancora la docente, divenuta ormai cittadina onoraria, che conosce il territorio dal 1978 e ama la città facendola conoscere anche fuori dai confini nazionali. Matteo Fidanza
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