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Il Presepe: autorappresentazione del popolo pugliese

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Il popolo rappresentato nel sobrio presepe pugliese non ha mediatori colti né committenti nobili. Esso è nato direttamente e spontaneamente dall’animo popolare, per capacità creativa ed espressione devozionale. Può essere meno bello, meno artistico, ma certo è più vero, più autentico. Un bel testo di Clara Gelao e Bianca Tragni dal titolo “Il presepe pugliese”, pubblicato dalle edizioni Adda, tratta in maniera esaustiva la storia dell’arte e del folklore ad esso legata. Le due autrici sottolineano come, all’interno del Regno di Napoli, il presepe rinascimentale pugliese ebbe manifestazioni popolari ricchissime e profondamente sentite. Voleva trasmettere un messaggio religioso di grande intensità e sentimento e lo faceva nei luoghi sacri per eccellenza: chiese, santuari, oratori, cappelle.

Attraverso la rappresentazione in grande scala del Mistero della Natività, il fedele riviveva l’eterna vicenda del manifestarsi del divino sulla Terra. Pastori, pecore, cavalli, paesaggi familiari concorrevano a sollecitare un forte senso di identificazione, mantenendo comunque le distanze fra umano e divino. La grande stagione artistica dei presepi cinquecenteschi in pietra sparse sul territorio un seme di devozione, arte popolare e folklore che dura fino ai giorni nostri. Il gusto del presepe nacque in un arco di secoli che va dalle Sacre Rappresentazioni dell’Alto Medioevo al culto diffuso dai frati francescani nel 13° secolo. La leggenda narra che il 1222 Lecce ebbe il singolare privilegio di ospitare Francesco di ritorno dal suo viaggio in Terrasanta esattamente un anno prima che realizzasse il famoso presepio vivente di Greccio, avviando l’italianissima tradizione del presepe.

L’idea di far rivivere la scena della Natività maturò in Francesco al rientro dalla Terrasanta, per l’emozione provata alla vista dei luoghi dove era vissuto Gesù. Stando ai documenti, il presepe popolare, diffuso non solo nelle chiese ma anche nelle case dei privati cittadini di varia estrazione sociale, si affermò in Puglia nell’età della Controriforma, seguendo i dettami del Concilio di Trento sulla devozione a santi, Madonna e Bambin Gesù. Portatori e diffusori furono gli Ordini Religiosi, primi fra tutti i francescani, poi i domenicani, i barnabiti, i teatini, i gesuiti. Furono i gesuiti a ‘strafare’ infondendo, nell’umile presepe francescano, il trionfalismo cattolico, l’esaltazione dell’immagine, la profusione di ornamenti, la teatralità e l’estetismo ridondante: terreno di coltura adatto allo sviluppo del famoso presepe napoletano.

In Puglia alcuni preziosi presepi, con statue di rilevanti dimensioni, furono scolpiti da Stefano da Putignano. Per lunghi anni operò nelle terre di Puglia e a Matera. E’ suo, secondo la Gelao, il presepe custodito nella chiesa del Carmine di Grottaglie, con la Madonna e San Giuseppe di rilevante altezza e attorno a loro, in pietra policroma, Re Magi, pastori e animali. Scenografico è il presepe di Altamura. Di autore anonimo, il suo carattere è tipicamente pugliese. Scene e personaggi della Natività sono contestualizzati nella terra della Murgia. Bellissimi anche i presepi di un altro scultore: Paolo da Cassano. Questa grande produzione artistica statuaria, di committenza ecclesiastica, dopo aver raggiunto l’apice verso la metà del Cinquecento, col passare del tempo perse terreno, fino a cessare del tutto.

Nei secoli successivi le famiglie nobili pugliesi vollero il presepe in casa, imitando la moda della capitale del Regno, e andavano a Napoli a comprarsi il presepe artistico e di qualità, coi piccoli pastori realizzati in filo di ferro rivestito di stoppa, teste, mani e piedi in legno o terracotta, vesti di seta, velluto, broccato. Statuette mobili e articolabili, realizzate con fantasia e creatività. Purtroppo, nel Settecento i grandi presepi fissi di epoca rinascimentale apparvero un fenomeno desueto, fuori moda. Non si esitò a distruggerli nei rinnovamenti delle chiese, così come si smontavano e distruggevano statue e suppellettili in pietra, retaggio di un passato da dimenticare. La Puglia, rispetto a molte regioni italiane dove questo patrimonio è andato perduto, rappresenta una fortunata eccezione, ma la sopravvivenza di questi antichi presepi, secondo la Gelao, non fu merito degli uomini ma, paradossalmente, soltanto della dura e resistente pietra di Puglia con cui furono realizzati.

Teresa Maria Rauzino

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