Lo Sperone d’Italia, la montagna del Sole o, più semplicemente, il Gargano. Uno dei principali poli turistici non solo della Puglia ma di tutta Italia. L’alluvione dei giorni scorsi lo ha messo in ginocchio ma il Gargano è già pronto a rialzarsi. “Lontano dalla pazza folla di Amalfi e delle Cinque Terre c’è la penisola italiana del Gargano che si adagia sul mare Adriatico e vanta una lista di opzioni per una perfetta vacanza estiva italiana. Le offerte sono in gran parte concentrate nell’area protetta del Parco Nazionale del Gargano, una fascia di terra che comprende tutto, dal faggio e la quercia della Foresta Umbra, sino alle scogliere calcaree a strapiombo e i ciottoli da costa caraibica. Le acque sono pulite come da cartolina e i villaggi, bianco lavati e calmi, abbracciano il mare.”Così il New York Times nel 2010 descriveva questa piccola ma magnifica terra, inserendola tra i 31 posti da visitare. Il Gargano faceva bella mostra di sé nell’articolo di uno dei giornali più letti del mondo accanto a posti come Las Vegas, Kuala Lumpur, Shangai e Sri Lanka, solo per citarne alcuni. Senza il benché minimo timore riverenziale ma vantando le sue bellezze: i bianchissimi Faraglioni di Baia delle Zagare, quello del Pizzomunno, lo spettacolo unico dell’arco di San Felice, i ciottoli e i profumi della splendida città di Mattinata, gli splendidi tramonti sulla spiaggia di Peschici, i colori delle infinite varietà di orchidee spontanee del Monte Sacro. Sono solo alcuni degli innumerevoli paesaggi che questa montagna che si tuffa nel mare possa offrire.

Una natura straordinaria che nei secoli ha creato e protetto panorami e vallate, con la forza di una madre che abbraccia i suoi figli. La stessa natura che con rabbia si è ribellata alla folle impermeabilizzazione del territorio, alla dissennata opera di cementificazione dei corsi d’acqua che ha ristretto gli alvei di rii e torrenti, costringendo i corsi d’acqua a crearsi un nuovo cammino più superficiale che tutto travolge e nulla risparmia.Un’ennesima alluvione, un’ennesima tragedia prevista, le stesse lacrime versate, gli stessi mea culpa. Non sarebbe ora di metter fine a questa lunga stagione dell’illegalità e dell’impunità in materia ambientale? Quanti altri morti ancora i nostri politici vogliono veder passare portati via dal fango? Cos’altro si deve aspettare per alzarsi da quelle comode poltrone e rimboccarsi le maniche? Ogni volta la storia è sempre uguale: tanti proclami senza che poi nulla cambi. Eppure basterebbero poche norme per accelerare l’abbattimento di quelle costruzioni abusive e non condonate, di quelle strutture che mettono in pericolo l’equilibrio ambientale del territorio e rappresentano la prima causa di questi disastri.

Il Gargano, però, si rialza. Da solo. Come l’Araba Fenice torna a vivere e riprende a volare. Con la forza della gente per bene che sa cos’è il lavoro e il rispetto per la natura. Con gli occhi di chi non ha tempo per piangere, di chi ama la propria terra e ha voglia di voltare pagina.Son trascorsi solo alcuni giorni e in alcuni punti sembra non sia successo nulla: tutto è in ordine, come prima dell’alluvione. I turisti sono tornati a godersi questi ultimi scampoli d’estate pronti ad essere deliziati da questo spettacolo per la vista e non solo. Le acque di molte baie, come quella di San Nicola e Manaccora a Peschici stanno tornando di quel turchese cristallino, e la fanghiglia pare già un ricordo.L’emergenza sicuramente c’è ancora e in tanti luoghi stupendi, come la marina di Peschici, è ancora profonda, ma con grande spirito d’iniziativa e forza di volontà i residenti stanno rimettendo in sesto gli ingenti e non ancora quantificabili danni.Il Gargano tornerà a risplendere in tutta la sua bellezza, rimettendosi il vestito dei giorni migliori e accogliendo a braccia aperte quanti ancora vorranno godere dei suoi scorci, della varietà dei suoi paesaggi, dei suoi irresistibili profumi e sapori. Questa sarà solo l’ennesima lezione della maestra all’alunno, sperando che alla prossima occasione si faccia trovare più preparato.Rialzati Gargano. Non è un augurio, è una certezza.

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