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NEWS Pasqua: riti e tradizioni tra ieri ed oggi Il periodo Pasquale è uno dei più ricchi tradizione e devozione per il mondo cattolico e non solo, anche Monte Sant'Angelo ha il suo vasto patrimonio di tradizioni legate ad esso. In passato, i giorni della Settimana Santa erano giorni di mestizia e raccoglimento all'insegna del ricordo delle tradizioni religiose trasmesse dai genitori. Le celebrazioni iniziavano già nella settimana che precede quella Santa con cerimonie come quella dell'Addolorata, il venerdì prima di quello Santo ripresa da qualche anno nella chiesa di San Francesco. pasqua sepolcriIl Giovedì Santo la folla, in modo particolare le donne, compiva un muto e reverente pellegrinaggio nelle chiese, dove le icone erano coperte con panni funebri e avvolte in mistica penombra. Anche oggi in molti compiono il loro pellegrinaggio nelle chiese, ma la cosa non avviene più con la solennità e la devozione di una volta. Durante la visita nelle chiese, ove si espandeva un sottile profumo di incenso, i fedeli si accalcavano dinanzi ai sepolcri di legno e di carta, circondati da centinaia di fiammelle che salivano dai bianchi ceri, timide, silenziose, con guizzi giallognoli. Dopo aver sostato il tempo necessario per lasciare la loro preghiera, si prostravano a baciare i piedi del Crocifisso messo sugli scalini dell'altare e deponevano una moneta, che spettava, per consuetudine, al sagrestano, nel vassoio. Il viavai di pellegrini proseguiva fino a tarda notte dinanzi ai piatti coperti di grano giallo, coltivato dalle devote. Un tempo, la chiesa che più ci teneva ad allestire i sepolcri, era quella di Sant'Antonio Abate. Questo rito a metà tra il sacro e il profano, ha come scopo quello di commemorare l'ultima cena e quindi l'inizio della passione di Gesù. In questo modo, girando i sepolcri si accompagna metaforicamente Gesù nel suo ultimo viaggio terreno. Nell'arco della serata si visitano le chiese aperte, la tradizione vuole che il numero delle chiese visitate debba essere dispari. pasqua lavanda piediIl tutto avviene dopo la messa serale, in cui viene rappresentata l'ultima cena e la lavanda dei piedi. Un gruppo di uomini o ragazzi partecipano alla Santa Messa facendosi lavare i piedi dal celebrante in memoria dell'episodio narrato nei Vangeli.
Nel Venerdì Santo dalla Chiesa di San Francescousciva, ed esce ancor oggi, la Processione del Cristo Morto. Una curiosità: il loro "baccano" è dovuto alla usanza ormai desueta che contraddistingueva la quaresima, infatti le campane venivano legate, cioè non venivano suonate per risuonare solo il giorno di Pasqua.Durante le processioni in altre festività c'era l'usanza che quando una processione passava vicino ad una chiesa le campane risuonavano. Durante la processione del Venerdì Santo ciò non avveniva e al suono delle campane si sostituiva il rumore del ferro che sbatte contro il legno. pasqua processioneLa statua del Cristo Morto era portata sulle spalle da quattro giovani robusti. Seguiva e segue la statua dell'Addolorata, la quale nei tempi passati però era portata sulle spalle da quattro a dodici giovinette appartenenti a distinte famiglie signorili, oggi invece, sono giovani donne del popolo che si contendono l'onore, mediante pagamento. Altre giovinette, tradizione anche questa perpetuatasi, erano vestite di nero e portavano i simboli: la lanterna, i chiodi, la mano, il martello,la tenaglia, la corona di spine, il cuore, e molti altri... Altra peculiarità rimasta intatta nel tempo è lo snodo della processione in due direzioni. Una è quella che segue la statua dell'Addolorata, che gira per il paese in cerca del figlio, il Cristo morto, che segue un'altra direzione, fino al ricongiungimento dei due cortei d'avanti la Chiesa dei Cappuccini. Il Sabato Santo alle ore 11 le campane, dopo il lungo silenzio, si "sciglievano", il sacerdote benediva l'acqua santa utilizzata poi per il rito battesimale, in caso di morte e per benedire le case, i parroci, infatti, nei giorni seguenti, si recavano a benedire le case e ricevevano in segno di riconoscenza, delle uova che venivano custodite premurosamente dal sagrestano. pasqua quaranteneNel Giorno della Risurrezione, si levavano dagli altari funebri i veli, scoprivano le immagini sacre e si tornava a cantare il canto del Gloria. Si urlava nelle case e nelle vie, i bambini "come tanti indemoniati", correvano per strada fracassando porte, portoni e vetrine per cacciare i diavoli, le giovanette si scioglievano le trecce per permettere ai capelli di crescere lunghi e forti. Durante il giorno di Pasqua avveniva anche lo sparo della Quarantene, simbolo della Quaresima, tradizione ripresa da qualche anno dall'Associazione "Insieme Per". La Santa Pasqua oltre ai riti sacri e religiosi, porta con sé anche tradizioni culinarie che, in molte case dei nostri progenitori, ancora inondano di intensi profumi. Il venerdì Santo di norma era ed è, giorno di strettissimo digiuno. I piatti invece del Sabato Santo erano baccalà a zuppa la mattina e llaine e ceci o fagioli col sugo di baccalà o seppie la sera. Nel giorno di Pasqua si preparavano uova sode con un bel mazzo di prezzemolo, sale, pepe e le panette, cioè i pani che avevano nomi e forme diverse: ucelatidd e, esclusivamente per i fanciulli, le scarascedd. Prima di mangiare bisognava ringraziare il Signore e recitare le orazioni. I piatti d'uso in questo giorno erano i carduncidd a spezzatino con carne di agnello o capretto, oppure i frìule in brodo con carne di pollo, la sera invece trionfava la frittata che cuoceva in padella con più di trenta uova in modo tale che risultasse abbastanza alta. Il lunedì dell'Angelo, ultimo giorno delle feste Pasquali, oggi si trascorre per lo più in compagnia di amici e parenti in campagna o in quelle che oggi definiremmo "gite fuori porta", un tempo invece, ci si recava alla Madonna degli Angeli, una chiesetta distante circa due chilometri dalla città, a "prendere" la Madonna. Il giorno di Pasqua, un uomo girava per le vie con un campanello per annunciare ai cittadini che l'indomani si sarebbero recati lì in processione.
"Lu venardì a sante Fonte: Folclore Garganico - Giovanni Tancredi ildiariomontanaro.it |
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