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Tra Lesina e Varano, una mattina di primavera

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Uno scenario naturale che regala non poche emozioni tra fitti canneti e fonti sorgive d’acqua che sfociano nel mare Adriatico

Arrivo in Puglia in auto, dall’Europa, dopo un lungo viaggio di lavoro, un mattino di primavera. L’aria è tersa, il cielo di un azzurro unico che si fonde col mare. Il sole nascente sul mare alle sei del mattino è arancione puro, fuso nel biancore della luce. È l’alba di Puglia sul mare guardando ad est. Mi fermo al bordo del lago di Lesina, una zona umida d’altissimo valore naturalistico. Lesina non sembra un lago, ma una laguna costiera lunghissima stesa nel mare Adriatico. I pescatori del luogo, il lago, lo hanno adottato a vita per le loro attività e soprattutto per la sua pescosità, perché ha acque poco profonde in cui si riproducono all’infinito le anguille. Tutt’intorno, sulla terra ferma, si affolla un folto canneto in cui trovano naturale ospitalità, da sempre, una cospicua fauna migratoria costituita da cormorani, garzette, falchi di palude, cavalieri d’Italia, avocette, gabbiani rosei, beccapesci e martin pescatore.

Il borgo porta lo stesso nome del lago ed è abitato da poche migliaia di abitanti. Qui, lo stato, è visibile solo nei suoi segni primari. Tutt’intorno è natura. La sua origine, si racconta, ha avuto inizio nel VII secolo ospitando gli abitanti di Lucera fuggiti dall’abitato, per salvarsi, dall’attacco dei Bizantini e dei Turchi.

Sulla costa, verso nord, incrocio una delle torri di avvistamento marino, Torre Fortore, luogo di riferimento tra il mare e la terra per molti abitanti del luogo. Gli abitanti/pescatori mi indicano la torre come riferimento sulla terra e mi invitano a visitare un’area costiera ancora intatta nella sua natura e nella sua geologia, a poca distanza da essa; si tratta di Punta Pietre Nere, un punto limite tra terra e mare segnato da rocce vulcaniche affioranti dal mare adriatico.

Mi raccontano che questa emergenza geologica del Gargano è nata da una eruzione di pietra lavica esplosa dal sottosuolo milioni di anni fa. Intorno a questa area geologicamente unica è nata nel tempo una pineta che copre una lunga sequenza di dune costiere poste in mezzo tra il lago e il mare, prima di arrivare alla spiaggia sul mare aperto, dove si incontra, a metà dell’istmo verso est Torre Scampamorte, un’altra torre di avvistamento marino   intorno a cui è avvenuta, con l’aiuto dell’uomo, una raffinata fusione di paesaggio, natura e antropizzazione, supportata dalla presenza del fiume Fortore, che scorre tra le due torri di avvistamento, la cui foce è caratterizzata dalla sua bellissima area umida. Uno scenario naturale che regala non poche emozioni tra fitti canneti e fonti sorgive d’acqua che sfociano nel mare Adriatico.

A fianco del lago di Lesina vi è un’altra zona umida di inestimabile valore, quella del lago di Varano, un lago che solo lo stretto istmo lo separa dal mare, creando un invaso salmastro lunghissimo alimentato da sorgenti subacquee intorno a cui, lungo le sue sponde, si allineano anche qui fitti canneti che fanno da cornice alle montagne del Promontorio del Gargano, visibili e vicinissime nelle giornate terse, ricche di boschi, pinete in cui si innesta ad occidente Capoiale, un suggestivo porto canale.  Tra i due laghi si può passeggiare su una spiaggia lunghissima: si tratta del lido su cui è Torre Mileto, il toponimo e la torre identificano una parte dell’istmo che separa il Lago di Lesina dal mare Adriatico ed è il punto della Puglia più vicina alle Isole Tremiti, visibili ad occhio nudo a poche miglia di distanza dalla terraferma; al largo, si racconta che una marsiliana, la Poma Santa Maria, nel 1600 è affondata con un carico di armi e cannoni, alcuni dei quali sono stati rinvenuti e recuperati anni fa e conservati nella Torre.

Segni di una vita tra terra e mare intensa ricca di elementi storici tra uomo, natura e ambiente da vivere con attenzione, in modo da cogliere i caratteri migliori di una Puglia poco conosciuta.

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