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NEWS Nel Lago di Lesina affiora un isolotto con reperti romani La villa sommersa. Dal lungolago di Lesina, i resti dell'isola di san Clemente, la croce piantata al centro, sembrano emergere dalla superficie dell'acqua come il dorso di un mostro arpionato. E' a circa 400 metri in direzione Nord dalla cittadina garganica quest'unica isola lacustre dell'Italia meridionale in cui siano stati trovati i resti, fino ad ora per lo più sommersi, di una villa romana con peschiera; databile tra il II- I secolo a. C., ha la superficie di una settantina di metri quadri, una decina quelli a pelo d'acqua. Già disponibile un finanziamento di settecento cinquantamila euro circa per la sua tutela e valorizzazione, ottenuto nell'agosto scorso grazie al Poin, Programma Operativo Interregionale «Attrattori culturali, naturali e turismo» 2007/2013, con decreto del ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo (con questo stesso Poin, la Puglia ha ricevuto globalmente 113 milioni di euro e rotti come «importi cantierabili immediatamente» per 54 suoi siti (vedi ht-tp.z /www.beniculturali.it/ mibac/multimedia/M iBAC/documents/ 1376065975066_Decreto _approvazione_interventi_C PO In_PAC.pdf) . E' quanto accade grazie ad anni di studi, ricerche geofisiche e subacquee, campagne di scavo promosse dalla soprintendenza per i Beni archeologici della Puglia guidata da Luigi La Rocca e condotte dall'archeologa Giovanna Pacilio, responsabile dello stesso ente ministeriale per l'area «Daunia 1 Est», con la complicità e il sostegno (per promozione del territorio) delle amministrazioni locali (tra tutti, i sindaci Antonio Trombetta e Pasquale Tucci). Così, la villa romana sommersa sta per abbandonare la sua ultra secolare apnea dovuta anche a fenomeni di bradisismo e tornerà entro la fine del 2014 a «respirare». Cosa raccontano a riguardo fonti e documenti? Tra tutti, che nel 969 l'imperatore Ottone I di Sassonia indicava tra i possedimenti del monastero abruzzese di San Clemente a Casauria, edificato sopra un'isola del fiume Pescara nell'873 d.C. , anche la cella di san Clemente sull'isolotto di Lesina e, ancora, che nel 1800 fossero ancora visibili i resti murari della villa in opus incertum (giunti irregolari e combacianti con una faccia piana a vista) e in opus reticulatum (pietre e sassi mescolati a malta, con tessere a vista lavorate a base quadrangolare e forma troncopirarnidale, inserite in opera in ordito obliquo a definire una superficie piana). Ma torniamo ai nostri giorni e a questo progetto, già presentato alla Fiera internazionale del turismo di Berlino (lo stand era quello del Parco nazionale del Gargano, nel cui territorio è l'isolotto). «Il progetto ecocompatibile di valorizzazione dell'isola di san Clemente, che con questa tipologia di villa romana rappresenta attualmente un unicum nell'Italia meridionale, ricorrendo al finanziamento europeo dell' agenda 2007/2013, prevede tempi di realizzazione molto stretti - spiega il soprintendente La Rocca -: i lavori stanno per partire in questi giorni e con i Comuni dovremo rendicontare entro il 2015». Un intervento concordato fin dai primi anni 2000 tra soprintendenza per i Beni archeologici della Puglia e amministrazione comunale, spiega: «risalgono a quegli anni, infatti, le prime indagini archeologiche condotte da Giovanna Pacilio sull'isola fino ad oggi più o meno visibile a seconda del livello delle acque ma che in antico era emersa. Avevamo ricevuto segnalazioni di strutture antiche - continua il soprintendente - e in effetti lo scavo mise in luce i resti di una villa romana di età repubblicana con una peschiera per l'allevamento del pesce, con una parte residenziale e una produttiva, come da tradizione della zona». Già all'indomani da questi primi ritrovamenti si partì con tentativi di valorizzazione del sito, sempre messi in discussione dal problema della presenza dell'acqua e dell'assenza di fondi sufficienti, racconta l'archeologo che aggiunge: «Con questo progetto finanziato nell'ambito del Poin dalla Regione Puglia al Comune di Lesina, si raggiungerà finalmente l'obiettivo. In particolare, si prenderà in considerazione una porzione circolare e già scavata della villa romana; intorno ad essa sarà costruito un sistema di paratie dotate di pompe idrovore che manterranno costantemente prosciugati i suoi resti. Collegato alle sponde di Lesina da un ponte lungo circa 400 metri, questo sistema circolare di paratie farà anche da supporto ad un camminamento da cui sarà possibile osservare le testimonianze dell'architettura romana. Con una struttura del genere, sarà anche più agevole in futuro approfondire l'indagine archeologica ed eventualmente estendere l'area fruibile». Tutta ancora da ricercare la vocazione dell'isolotto a luogo di culto dedicato a san Clemente: l'abside intercettato non deve trarre in inganno visto che, chiarisce il soprintendente, «si tratta di un elemento architettonico tipico delle peschiere di epoca romana. Sul sito, testimonianze archeologiche di insediamenti successivi che spieghino la dedicazione al santo non ne abbiamo riscontrate. Per tradizione, fu posta una sessantina di anni fa una croce, mentre il culto è documentato da fonti di epoca alto-medievale». E chissà se grazie alle migliori condizioni di scavo non si riuscirà a dare ragione alla cronaca casauriense secondo cui «a seguito di una donazione, Leonate fece arrivare a Lesina artefices cum expensis et operarios, equo set animalia per la costruzione di una chiesa e di un monastero ... con la collocazione sotto l'altare di alcune reliquie di San Clemente martire e di altri santi, rimosse per l' occasione dal cenobio abruzzese» MARIA PAOLA PORCELLI Corriere della Sera
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