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San Marco in Lamis: La fiera di San Matteo
Dolci ricordi. Oggi comincia la fiera di San Matteo che durerà tre giorni. Mentre scrivo, rivedo le nostre mamme di ritorno dalla fiera con una coperta di lana (la manta) sotto il braccio e l’ombrello. Erano gli acquisti quasi obbligati per affrontare meglio l’imminente inverno, che, un tempo, era più lungo e più freddo.
Per concedere qualche delizia al nostro palato, i genitori acquistavano un pezzetto di torrone e delle arachidi (li nucèdde merecane). Ce sapévene de zùcchere perché erano più genuini di quelli di oggi, ma soprattutto perché li mangiavamo poche volte nell’arco dell’anno e spesso in modesta quantità.
Che dire poi dell’arrivo delle giostre (li bbarraccune). Appena mettevano piede al Largo Piano, c’era un passaparola incredibile: in pochi minuti la notizia faceva il giro del paese e, dopo poco tempo, eravamo tutti lì ad assistere al montaggio e poi al funzionamento de lli cavadducce per i piccoli, de lli catene e de lli vitture a scontre per i grandi. Interi pomeriggi e serate passavamo a guardare quelli che avevano la fortuna di salire sopra. I giorni di permanenza de lli bbarraccune erano una decina in quanto il 29 settembre, festa di San Michele Arcangelo, si spostavano a Monte Sant’Angelo per far felici i montanari.
Le donne sammarchesi che avevano figlie da sposare aspettavano con tanta ansia l’arrivo della fiera di San Matteo e di San Marco Evangelista (25 aprile) per acquistare “la rama”: braciere di rame con bordo e manici di ottone, su cui dalla fine degli anni ’50 in poi era usanza porre una campana di ottone, teglie di rame, conca abruzzese e una pentola capiente di rame con due manici; le mamme dei maschi, invece, compravano pentole di rame di tutte le misure (la callara la lisscija, la callara pe ffà lu magnà, lu callarédde), un piatto enorme di rame o di ferro smaltato, attorno a cui si riuniva tutta la famiglia per desinare, il catino di ottone o di ferro smaltato, il braciere di rame. La quantità degli utensili da acquistare dipendeva dalla ricchezza del corredo e dalla dote in soldi o in beni immobili che gli sposi portavano. Alla fiera le mamme acquistavano anche cesti di tutte le misure, piatti, caffettiera, piatti di ferro smaltato ed altri utensili da cucina da dare allo sposo; vacile de latte di grandi dimensioni o bbagnaròla di ferro smaltato dai bordi alti, da usare durante il parto, che un tempo avveniva in casa, non doveva mancare nel corredo della sposa.
sanmarcoinlamis.eu
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