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Monte Sant'Angelo: 8 maggio di tradizioni e devozione
L'8 maggio è grande festa a Monte Sant'Angelo per la ricorrenza dell'apparizione di San Michele Arcangelo al Vescovo di Siponto.
In passato molte erano le tradizioni e i festeggiamenti in onore del patrono, ma oggi molti di questi sono scomparsi.
"Maggio. L'aria diventa fragrante di erbe e di fiori odorosi, le industri api ronzano sui multiformi fiori sbocciati, le rondini si rincorrono e come frecce fendono la limpidezza nell'aria.
E' il tempo delle ricottine tenere e del formaggio fresco, buono a fare i cavallucci. Nei folti e verdi boschi e nelle praterie, madre di mucche dal mantelli pezzato, dal ventre enorme, dal passo molle e stanco aderbano fin oltre il tramonto, fra i rumori di campanacci; vitelloni ancor brandi e puledri selvaggi con la coda scarmigliata mugghiano, nitriscono; bande di porci quali cinghialotto battono la campagna grufolando in cerca di cibo" (Folclore Garganico – Giovanni Tancredi).
Maggio. Mese che "fa concorrenza" a settembre, memore per la cittadinanza in quanto celebra la festa del suo patrono San Michele Arcangelo.
All'alba del giovedi 8 maggio 490, al Vescovo Lorenzo Maiorano, che pregava nella chiesa di Santa Maria Maggiore di Siponto, apparve l'Angelo guerriero dicendo: "Sappiate che io sono l'Arcangelo San Michele e quell'uomo è stato ferito per mia volontà e con quel prodigio ho stabilito che quel luogo sia venerato in terra e conservato sicuro : di quel luogo sono io ispettore e custode".
Immediatamente il Vescovo ed i cittadini di Siponto si recarono processionalmente alla Grotta del Gargano, che San Michele aveva scelto a sede del Suo culto, e non osando entrarvi si misero a pregare dinanzi all'entrata della Spelonca, nella quale udirono canti angelici e voci che dicevano :"Qui su adora Iddio, qui si onora Iddio".
Oggi questa festa non é molto sentita ma anticamente i festeggiamenti iniziavano addirittura il 7 maggio.
La mattina del 7 maggio, le strade cittadine si popolavano di migliaia di pellegrini e animate da venditori di frutta, ostie piene, sporte, incensi, quadri, statuine, medaglie, ecc. I pellegrini arrivavano alla vigilia della festa per cantare strofette in lode a San Michele dietro la porta della Basilica e per ascoltare il giorno seguente la prima messa e la messa grande.
In serata, nella notte dell'Angelo, si accendevano delle "fanoie". Le cataste di legno rimanevano tutto il pomeriggio del giorno seguente accese, custodite gelosamente dai giovani popolani. Consumata la legna, la bragia rimasta si portava via. Nell'alto silenzio della notte su per i monti e per le valli l'eco ripete ancor oggi: Evviva San Michele, San Michele evviva!
"Chi vuole avere la sensazione della vera fede, di quella veramente sentita, venga quassù ed osservi gli impervi sentieri, le coste dei monti dove giovani e vecchi, uomini e donne con grossi involti sul capo, con le scarpe in mano, sgranando il rosario, salgono in lunghe file serpeggianti cantando interminabili litanie" (Folclore Garganico – Giovanni Tancredi) .
ildiariomontanaro.it
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