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L'antico Santuario della Madonna di Cristo a Rignano Garganico
Nell’elenco dei cosiddetti ‘Luoghi del cuore’ promossi dal Fai, manca il Santuario della Madonna di Cristo. Nessuno in paese sa il perché. Eppure è uno di quelli che forse più di altri ha bisogno di essere protetto e valorizzato. Lo è , non a caso, ma per via di storia, di arte e di tradizione ultramillenaria.
Si tratta, a quanto c’è scritto nel v. “Viaggio segreto nel più piccolo comune del Gargano”, 1 e. 2007, di “…uno dei complessi architettonici tra i più singolari del circondario. Sorge sul ciglio destro di una piccola e selvaggia valle, posta alle falde del monte, a sud – est del paese, da cui dista in linea d’aria circa tre chilometri”. Più in là, ad un tiro di schioppo, c’è il Dolmen e su un costone del contiguo vallone di Settepende, il noto sito paleolitico di Grotta Paglicci e all’opposta estremità l’omonima masseria, ambita residenza di caccia dei re Borboni ; poi ancora nei dintorni a distanza ravvicinata si intravedono tra ulivi plurisecolari una serie di palazzotti rurali non di meno importanti ed accoglienti. Il riferimento è al “Casino di Palagano” (dimora campestre dei marchesi Corigliano, per circa quattro secoli signori del paese, successivamente possesso degli eredi di Francesco De Majo ), alle masserie: “Ponziano”, alias “Munachella”, “V. Piccirilli fu Francesco” (oliveto di), “Chiusa Della Bella” (di fine ‘600) e, infine, a quella più vicina al tempio, intitolata a “Antonio De Maio“ (cavaliere del re), passata da qualche anno ad altri proprietari. Per chi ne vuole sapere di più si consiglia la lettura del libro: “Rignano Garganico tra pietre e segni della storia”, 2 e. 2009. “Il complesso della Madonna di Cristo si presenta all’esterno con una facciata a due spioventi e uno svettante campanile. Una trasformazione, quest’ultima, dovuta all’ultimo restauro. In passato era dotato di un campanile tozzo, inserito per di più nella parte posteriore. L’interno del tempio si compone di due navate, di cui una con la volta più bassa. Nel retro c’è la sagrestia con una artistica fontana lapidea. Sul lato sinistra, appoggiato al tempio vi sono una serie di cellette, recentemente restaurate, con affaccio in un modesto cortile. Originariamente era destinato, in virtù delle sopraccitate cellette ad ospitare un convento benedettino. Ma poi, forse per il clima caldo e insalubre, l’idea fu abbandonata. Il primo documento storico della sua esistenza risale al 1176, allorché compare tra i possessi dell’Abbazia di San Giovanni in Lamis (attuale convento di San Matteo). La leggenda popolare vuole invece che l’origine della cappella è da collegarsi ad un evento miracoloso: l’apparizione della Vergine con le spighe di grano in mano avvenuta in una grotta sottostante. La devozione per la Madonna è profonda e radicata nell’animo del popolo rignanese. Si va da lei per implorare la grazia della pioggia o della serenità, per confidare le proprie pene quotidiane, per implorare un aiuto. Il percorso di grazie ricevute nei secoli è lungo e fino a qualche decennio fa lo si leggeva attraverso gli ex- voto affissi sulla parete della navata laterale. Una testimonianza che non c’è più. Di questo grande patrimonio di fede e di umanità, non restano che pochi esempi, custoditi all’interno della sagrestia.
Dopo la scomparsa di Menicuccio (Domenico Muscarella), ultimo custode – eremita, il luogo è diventato insicuro e non sono mancate ruberie, come quella della corona d’oro strappata dal capo della Madonna e poi dell’unica campana. Tant’è che la stessa statua lignea della Vergine, di fattura molto antica, è ora conservata nella Chiesa Matrice di Maria SS. Assunta” in paese. La Madonna fa ritorno al luogo d’origine in occasione del novenario per rientrare subito dopo la festa che cade il martedì in Albis. In entrambi i casi la statua, issata su un camion adorno, è accompagnata per tutti i tornanti fino all’ingresso del paese da una lunga e stipata processione di automobili. Un tempo il popolo era solito recarsi in processione, lungo la mulattiera, formando un caratteristico corteo, cui prendevano parte fanciulle e giovanette bianco vestite, con corone di spine sul capo, fino al Santuario. Oggi, come ieri, nel giorno della festa tutti i Rignanesi, provenienti anche da luoghi lontani, si ritrovano nell’ampio spiazzale per venerare la Vergine ed anche per trascorrere una giornata all’aria aperta tra canti, scherzi e leccornie locali”. Chi, invece, (specie anziani e forestieri) detesta il chiasso o è affetto da una certa dose di agorafobia, basta raggiungere 100 metri più su l’azienda agrituristica “Fiore”, luogo appartato e contornato da una selva di ulivi, dove potrà gustare un ricco pasto a base di alimenti tipici locali e di cucina casereccia. E, data l’amenità dei luoghi presto sorgerà nei pressi addirittura un vero e proprio villaggio turistico su interessamento ed opera di Luigi Caccavelli, neo - proprietario di un’antica masseria, dove peraltro insiste un Dolmen preistorico dell’età dei metalli. Altresì, non va dimentico che qui, data l’originalità dei luoghi e della fabbrica sopra evidenziata, fu girato il primo film su Padre Pio, in seguito trasmesso su Raiuno. Per tutte queste ragioni, urge l’impegno a tutto campo dell’associazionismo locale e delle istituzioni, per recuperare e far conoscere in Italia e nel mondo questo importante bene culturale, unitamente a Grotta Paglicci.
sanmarcoinlamis.eu
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