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Nelle ali del vento Diomede è tornato sul Gargano
In un anello d'oro la «prova»: la Puglia fu la terra dell'eroe omerico. Il guerriero acheo è protagonista dell’Iliade. Si rifugiò sul promontorio. E le Tremiti sono le sue Isole.
Torna sul Gargano Diomede, l'eroe acheo e grande protagonista dell' Iliade di Omero e di tante altre saghe greche. Le fonti documentarie e le leggende antiche favoleggiavano, già dal VII secolo avanti Cristo, della sua presenza sul promontorio apulo. Qui si era rifugiato il forte guerriero, dopo che era sfuggito all'agguato tesogli dalla infedele moglie Agialea. Qui aveva stabilito il suo dominio e qui era morto violentemente; qui era stato sepolto e qui si era diffuso il suo culto - precisamente sulle Isole Tremiti, laddove i suoi compagni greci furono trasformati in uccelli, le diomedee; ma alcuni hanno pensato anche a Monte Sant'Angelo -. Tutto il Gargano con parte della Capitanata era il territorio a lungo denominato «terra di Diomede». E tuttavia, pur di fronte a tanta ricchezza di documentazione letteraria, mancavano finora riscontri materiali di tale presenza: l'archeologia del Gargano sembrava non averci lasciato tracce significative di sue immagini o di graffiti con il suo nome. Se non l'epigrafe su vaso (DIOMED), ritrovata sull'isoletta di Pelagosa, un tempo annoverata all'arcipelago delle Tremiti e ora invece appartenente alla Croazia. Ma ora una scoperta presso Vico Garganico ci restituisce finalmente una sua immagine preziosa: su un castone di anello d'oro Diomede viene raffigurato in posa eroica, mentre con il braccio destro stringe il celebre Palladio, l'arcaica statua lignea che l'eroe acheo trafugò da Troia (la presenza della scultura assicurava l'invincibilità della città assediata) e portò in terra apula, donandola - secondo una tradizione - al tempio di Atena lliaca a Lucera, insieme alle sue famose armi d'oro. Il castone è di pasta vitrea; l'eroe impugna con la sinistra la sua tipica spada, mentre dal braccio destro (che tiene la statua di Atena) cade il lembo della clamide, il mantello. La postura è quella stante con la quale lo scultore Kresilas (V sec. a. C.) volle raffigurare Diomede, e di cui sono pervenute varie copie romane. Non mancano immagini di Diomede e il Palladio su intagli di castoni in sardonice, agata, pasta vitrea: ma tutte presentano l'eroe incedente o in fuga. E tutte di incerta provenienza. La zona del rinvenimento è un sito molto noto, Monte Pucci, un'altura che divide Peschici da Vico del Gargano. Qui già dalla fine del secolo scorso erano stati variamente investigati gli ipogei e le necropoli paleocristiani con oltre 800 sepolture databili tra il IV e il VII secolo, tra cui spiccava la «Grotta delle Cento colonne». Allora a determinare la datazione erano state le numerosissime lucerne, con immagini spesso rievocanti simboli cristiani (il chrismon, la croce, il pesce ... ). Ma in questi ultimi mesi, in seguito a un ulteriore scavo in località Calenella di Vico, teso a sistemare il sito a parco archeologico grazie a un finanziamento regionale, ci si è trovati di fronte a una sorpresa: sono riemerse 21 sepolture senza dubbio di età più arcaica rispetto alla stratigrafia paleocristiana. Esse sono riaffiorate durante uno scavo diretto da Giovanna Pacilio della Soprintendenza archeologica di Puglia, allorché si è proceduto a investigare un sito che in antico doveva essere una grotta, la cui volta era però crollata. Ed è stato proprio la caduta di questa naturale copertura a preservare la precedente necropoli. Tutto lascerebbe pensare - suggerisce l'archeologa Pacilio a deposizioni «ellenistiche»: vale a dire del III-II secolo avanti Cristo. Ed è appunto in una di queste sepolture, che si è rinvenuto l'anello d'oro con Diomede inciso sul castone. Insieme a questo gioiellino, un altro anello d'oro, due armille di bronzo con le estremità a testa di serpente (bracciali per avambracci), nonché due deliziose e raffinate ampolle di vetro una di color ambra e l'altra azzurra, con manico e cresta in tonalità grigia. In un'altra tomba l'arredo della defunta era costituito da bracciali in avorio, una fibula, un pettine in osso, altri oggetti di avorio decorato (da decifrare). Ma anche le altre deposizioni hanno offerto frammenti di ampolle vitree, collane in oro con grani a forma di chicchi. Insomma, afferma Pacilio, siamo ancora agli inizi di una più consistente scoperta perché sotto il crollo potrebbe celarsi una necropoli più vasta. Resta comunque un piccolo giallo da risolvere: perché tutt'intorno a queste. sepolture «ellenistiche» siano emerse tante lucerne (una quindicina [mora), di fattura africana e con simboli che richiamano il culto cristiano, vale a dire la croce, il pesce, il chrismon ... Una incongruità cronologica da spiegare. Per adesso tutta l'attenzione è fissa sul castone con l'immagine di Diomede, eroe protettore del Gargano. La sua icona appariva di certo su pitture vascolari e su gioielli provenienti dall' Apulia antica (e databili quasi tutti nel II-I sec. a. C., secondo il Lexicon Iconographicum Mythologiae classicae); e però mai specificamente attestata sul promontorio garganico o nella Daunia. Perciò il gioiello ora emerso costituisce un rilevante segnale che conferma la leggenda.
Vico/ Convegno il 19 e 20 Necmpoli di Monte Pucci
Si terrà a Vico del Gargano il 19 e 20 febbraio un convegno sulla «Necropoli di Monte Pucci», mirante all'istituzione di un parco archeologico-ambientale. Dopo i saluti istituzionali del sindaco di Vico, Pierino Amicarelli, del soprintendente L. la Rocca, del questore M. R. Maionno, del prefetto di Foggia L. Latella, del presidente Provincia di Foggia Antonio Pepe e dell'assessore regionale A. Barbanente, il convegno si soffermerà sul tema «L'ambiente e il progetto». Con relazioni di G.-Salvatori, N. Biscotti, M. Giglio, E. del Vecchio. Sull'archeologia parleranno F. Colletta. G. Pacilio, R. Capozzi. Seguiranno gli interventi di N. De Maio, L. Lozito, M. Fontana, M. D'lppolito. Le conclusioni saranno del soprintendente La Rocca, di S. Pecorella e di A. Barbanente.
Giacomo Annibaldis
ondaradio.info
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