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NEWS L’olio del Gargano va a ruba in tutta Italia Il coraggioso e avanguardistico esempio della BioRussi di Carpino azienda storica che produce e vende olio bio. L'oro verde, l'olio, continua a far parlare di sé. In particolar modo quello che viene fatto sul Gargano, a Carpino nello specifico. Produttori arrivano da diverse regioni italiane: Umbria, Toscana e Liguria. Acquistano di tutto; dalle olive ai prodotti finiti. Qualcuno dei compratori si muove solo sull'acquisto dell'oliva. Il motivo è semplice, le olive non hanno marchi. Vengono trasportate lontano dal territorio d'origine, dal Gargano e dal Tavoliere, per poi essere lavorate e rivendute come prodotto finito, olio, originario della zona dove è stato lavorato e trasformato. Carpino, da tempo, è riconosciuta dagli esperti del settore la capitale dell'olio extravergine d'oliva. La qualità e la prelibatezza dell'olio non vanno però a braccetto con la realizzazione di consorzi agricoli specifici. Il brand "olio di Carpino" non decolla anche se, rispetto a qualche anno fa, inizia ad avere una sua notorietà seppur limitata. Sette i frantoi che, in questo periodo dell'anno, lavorano a pieno regime. Tutti, indistintamente, forniscono un servizio ai produttori di prim'ordine grazie al continuo, addirittura qualcuno ogni 12 mesi, rinnovamento delle macchine dotate di meccanismi di ultimissima generazione. Solo qualche settimana fa è stato inaugurato un altro frantoio. La differenza, oltre ai macchinari all'avanguardia, nei confronti delle altre zone del Gargano e della Capitanata sta nel metodo della raccolta: via le centinaia di metri quadrati di reti che, in alcune zone della provincia, sono, unitamente alla scale in legno, il simbolo della raccolta delle olive. Al loro posto attrezzature che consentono una miglior custodia. Secondo elemento è il tempo. A Carpino la molitura delle olive avviene, grazie alla tecnologia impiegata, entro 24 ore dalla raccolta. Il che consente di ottenere una bassissima percentuale di acidità nell'olio. Evitando anche il contagio con terreni potenzialmente sporcati da fertilizzanti e diserbanti. La professionalità dei frantoi si evince anche dal fatto che mettono a disposizione due linee per molire: una per il convenzionale ed un'altra per il biologico. Questi sono anche i motivi che spingono il prezzo delle olive e dell'olio di Carpino più in alto rispetto a quello prodotto in altre zona non solo della Daunia ma di tutto lo stivale. Ad oggi un quintale di olive appena raccolta alcuni produttori del Nord sono disposti a pagarlo 55 euro. Mentre 100 litri di olio extravergine dalle 550 alle 650 euro, ovvero 5.5-6.5 euro al litro. Ben oltre i 5 euro 20 centisimi che è il prezzo rilevato dalla Borsa Merci della camera di Commercio di Bari. Tra le aziende che sul Gargano, a Carpino, sono ormai di casa c'è la Monini Bios di Spoleto. L'azienda umbra che, secondo ben informati, avrebbe anche fatto degli investimenti sulla Montagna del Sole. Tra i partner della Monini c'è l'azienda carpinese Bio Russi che, da 30 anni, ha investito su olive e olio, quest'ultimo rigorosamente biologico; "Metà della nostra produzione – dice Maria Giulia Russi proprietaria dell'azienda - la vendiamo alla Monini Bios. Un rapportò di lavoro che dura da tempo. È tra le aziende che più apprezza i nostri prodotti". La Bio Russi è una delle aziende storiche che producono e vendono olio, quest'anno stando a quanto dicono i produttori dovrebbe essere un'annata ottima: "Diciamo subito che è decisamente migliore di quella dell'anno scorso che ha visto crollare del 60 per cento la produzione. Tant' è che piccole e aziende si sono fatte da parte perché con la raccolta non avrebbero neanche coperto le spese. Anche in termini di qualità per quello che stiamo vedendo, dovrebbe essere una annata speciale". Un mercato speciale occupato con la propria etichetta la BioRussi è dedicato al biologico: "Siamo -ricorda Maria Giulia - tra le prime aziende del territorio che abbiamo investito nel biologico scontrandoci con la solita opinione diffusa, seppur sbagliata, che non abbiamo controlli. Quando invece ne subiamo in numero importante e senza essere avvisati. E, nel momento in cui, una parte delle nostra piante risulta contaminata perdiamo il lavoro di 30 anni". Oltre alla Monini, la Bio Russi commercializza i suoi prodotti, olive e olio; anche nei piccoli negozi: "Con il nostro marchio siamo presenti nei cosiddetti mercati di nicchia: negozietti tipici su tutti. Ma non tralasciamo alcuni clienti. Per la serie pochi ma buoni". Al momento il mercato estero è fuori dall'attività d'impresa: "Non del tutto - chiosa la Russi -. Ci stiamo attivando per aprire canali di vendita nel mercato cinese". Buono anche l'indotto occupazionale che deriva dalla campagna olearea. La BioRussi per i suoi 70. ettari si avvale di due squadre composte da 2-3 unità lavorative.
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