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La Puglia tra incanto e desiderio dal 21 aprile all’8 maggio 2013

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L'incanto è la concentrazione di energie verso un preciso scopo, consistente nell'alterazione del comportamento naturale delle cose al fine di realizzare un desiderio, mentre il desiderio può essere definito anche come una tensione verso un obiettivo, una forza che ci fa muovere su un percorso che ci conduce a trasformare un sogno in realtà. In effetti tutti i desideri che proviamo sono già parte di una nostra naturale propensione verso la vita e quindi realizzare un desiderio ci porta a “ritrovare” ciò che è già insito nel nostro essere.
E chi meglio di Faccincani riesce, attraverso la forza del colore che vive con totale passione ed armonia a raccontarci la forma più elevata di desiderio: l’aspirazione alla bellezza, espressa attraverso il canto della Natura.
Faccincani dipinge i paesi e i luoghi più belli d’Italia, in una cornice di fiori dalle forme e dalle tinte sensuali di una Natura sempre lussureggiante. La sua pittura è gioia di vivere, inno alla vita, alla luce e ai colori, e non si accorge degli angoli bui e di quanto questi siano importanti, perché senza di essi Faccincani non potrebbe esaltare e cantare la luce, perché il mare non potrebbe brillare di sole se nella zona in ombra non si intuissero gli abissi. Il mezzodì che dipinge contiene in sé la mezzanotte, e la rugiada che durante il mattino si è asciugata, e la farfalla che è appena passata, e ora vola al di là della cornice. Faccincani riesce a fondere luce e colore, forza e ombra, buio e speranza, e in questo sta il suo vantaggio: nell’assoluta freschezza della spontaneità e dell’inconsapevolezza; è allora che si realizza l’incanto.
Nantas Salvalaggio intuì la magia del lirismo e la sensibilità assoluta che sanno esprimere le opere di Faccincani e di lui scriveva: “Quando un pittore (o un artista in genere) si preoccupa di piacere più al critico che al cittadino, allora il suo caso è grave, probabilmente inguaribile. Significa che non ha una voce originale, è solo un registratore di mode, magari stereofonico. Assai preoccupante è anche il fenomeno del pittore (o scultore, romanziere, eccetera) che non si distingue per chiarezza espressiva, ma al contrario predilige le opere nebulose, astratte e decisamente incomprensibili. Egli non è solo colpevole di snobismo intellettualistico, ma andrebbe anche condannato a pene pecuniarie per spreco. Forse sono un pericoloso disfattista, inviso a cricche e scuole à la page, ma ho sempre amato l’artista che pecca magari di ingenuità, mai di eccessiva astuzia. Non mi convince il “dritto” che campa una vita comoda su un’ideuzza goliardica, come per esempio l’uso della lametta Gillette invece del pennello. E non fatemi nemmeno nominare quell’imbecille che fece scalpore nei circoli sofisticati per una sua “deiezione instintuale”: forse i posteri avranno difficoltà a crederlo, ma ci furono delle damazze milanesi che gli comprarono barattoli di “merde d’artiste”. A questo punto si sarà capito perché apprezzo Athos Faccincani; c’è nei suoi oli qualche cosa di terragno e trepido insieme, come in certi versi di Villon. Si capisce che la sua pittura viene da lontano, ha attraversato campagne e periferie, stalle e bettole. Non ha la schifiltosa ambiguità delle opere filtrate e timbrate dagli “ismi”. Soprattutto non è pittura indirizzata o ispirata dal capriccio di un mercante snob, che fa la spola tra Washington Square (New York), Nob Hill (San Francisco) e Piccadilly Circus. Naturalmente avverti nella irruenza cromatica di Athos le influenze dei grandi maestri francesi, riconosci i gialli di Van Gogh o gli arancioni di Pissarro. Ma il Nostro è come un buon cuoco di provincia che, dopo essere stato in vacanza a Parigi, rifà a modo suo, con le spezie e l’olio di casa, i piatti forestieri. Nessuno nega l’esistenza di un padre, in arte o nella vita: ciò che conta è andare avanti, fare un piccolo passo in una direzioni che è solo nostra, e di nessun altro. C’è un’altra cosa che mi seduce nella vita e nell’arte di Faccincani: è uno che ha sfangato su moto le strade in salita. Non viene da magnanimi lombi, o da salotti privilegiati, ma, come i miei amati poeti Montale e Quasimodo, ha frequentato scuole “tecniche”, i suoi genitori ne volevano fare un disciplinato ragioniere. Ma l’arte è una droga dirompente, una musica esclusiva, e così Faccincani abbandonò le “partite doppie” e cominciò a frequentare musei e chiese, e atelier di pittori. Per diventare un allievo scrupoloso, e recuperare il tempo perduto, visse come un eremita sopra un monte, in compagnia di un pittore talentuoso strampalato. Ha poi lavorato come ragazzo di bottega a fianco di maestri sapienti, che avevano ancora il gusto di insegnare. Se la tecnica è raffinata, nondimeno la sua ispirazione è fresca, a volte addirittura ingenua. In un’epoca avara di emozioni e di passioni, Faccincani non ha paura di commuoversi e di commuovere, di ridere e di far sorridere. Maledetto ragazzo, si sente che per lui il mondo ha sempre qualche cosa di stregato, e con i suoi colori riesce a trasmetterti quella dolcissima stregoneria.
Stregoneria che si respira leggendo le opere di Athos Faccincani, che ci inducono in una dimensione sognante tutta da scoprire e da vivere. Ma per realizzare il suo “incanto” Faccincani necessita della luce che ritrova, dopo un periodo buio, proprio in Puglia ed oggi rinnova il suo amore per la Capitanata regalandole, due personali in contemporanea.
La Galleria d’Arte Il Novecento e la Contemporanea Galleria d’Arte, con il patrocinio della Regione Puglia, della Provincia di Foggia e del Comune di Foggia, ospitano l’Artista più amato in Italia dal 21 aprile all’8 maggio 2013.
Il Maestro Faccincani sarà presente all’inaugurazione domenica 21 aprile alle ore 18.30 presso la Contemporanea Galleria d’Arte, Viale Michelangelo n° 65 a Foggia.


Info: GALLERIA D’ARTE IL NOVECENTO
Corso Manfredi, 192 – Manfredonia (FG)
Tel. 0884.585594
ilnovecento@tiscali.it


Info: CONTEMPORANEA GALLERIA D’ARTE
Viale Michelangelo, 65 – Foggia
Tel. 346.7334054
artebenvenuto@gmail.com









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