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Il Carnevale a San Marco in Lamis

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I giovani innamorati aspettavano con ansia l’arrivo del Carnevale perché esso costituiva una delle poche occasioni in cui potevano interagire con la donna amata passando davanti alla sua abitazione e lanciando confetti di varia forma.

Il più delle volte cercavano anche di entrarvi con la comitiva di amici di cui facevano parte cantando dietro la porta:

 

 

 

Aprìtici le pòrte

Apritici le porte

che passano, che passano,

apritici le porte

che passano i cavalié’.

Le porte sono apèrte

e i cavalieri sono entrati.




A gruppi le muntagnòle, con i rispettivi cavalieri, giravano per le strade del paese fermandosi nelle case dei conoscenti e dei parenti. Mentre gustavano qualche bicchierino di rosolio, che veniva loro offerto, allietavano la visita ballando la tarantella e cantando:

E nnuua sime muntagnòle

E nnuua sime muntagnòle
e addurame de viòle.
Rit. E zzumpe e llariuléra
e zzumpe e llariulà.

E ssènza che cce spijate
e nnuua stame accredentate.
Rit. E zzumpe e llariuléra,
e zzumpe e llariulà.

Auuanne sóla sóla
auuanne che bbè cu llu uaglióle.
Rit. E zzumpe e llariuléra
e zzumpe e llariulà.

Auuanne zita zita
auuanne che bbè cu llu marite.
Rit. E zzumpe e llariuléra,
e zzumpe e llariulà.

Carnevale jè mmenute
e li cumbétte l’ime avute.
Rit. E zzumpe e llariuléra,
e zzumpe e llariulà.


La maschera femminile sammarchese

La maschera tipica femminile del carnevale sammarchese era la muntagnòla che era composta di gonna, corpino, camicia, grembiule, calze, copricapo e borsetta.

La gonna generalmente era di raso per lo più di colore rosso o verde, lunga fino a sotto il ginocchio, arricciata in vita e adornata nella parte bassa con trine colorate (verde, gialle, rosse, nere ecc. ), disposte parallelamente nel senso della larghezza. Proprio sul bordo venivano cuciti dei campanellini che tintinnavano con il movimento.

La camicia era rigorosamente bianca con la pistagna ornata di merletto bianco. Le maniche erano ampie e rigonfie con il merletto in punta uguale a quello del collo.

L’avambraccio era coperto da un polsino di velluto quasi sempre nero, impreziosito da merletti, paillettes, pietre colorate e recante nella parte superiore quattro nastrini colorati, posti a pari distanza lungo il giro, che servivano per legarlo al corpetto.

Il corpetto era di velluto nero, ornato di lustrini e ricami nella parte anteriore dove dei lacci colorati intrecciati lo chiudevano sul davanti. Al giro manica portava quattro nastrini a destra e quattro a sinistra, che servivano per legarlo ai polsini.

Il grembiule, per lo più di colore giallo, era a pieghe e non era molto lungo.

In testa la muntagnòla portava lu quatte pizze, un ‘foulard’ di forma quadrata, di velluto dello stesso colore del corpetto tenuto con uno spillone che copriva appena la testa. Veniva rifinito con merletto bianco ed al centro abbellito sempre con lustrini e ricami.

Le calze potevano essere anche di colore scuro, ma con fasce colorate.

La borsetta era di velluto nero rifinita con il merletto bianco che si prolungava formando il manico. La borsetta era utile per contenere i confetti da lanciare durante la sfilata e durante le visite a casa di parenti e amici.

La muntagnòla si adornava le orecchie cu lli ricchjine a ppire o a ccuralle e ccu lli sckavòtte ed il petto cu lla sùstema, lu mazze, lu lacce a ppepignédde ecc. tutti realizzati dalle abili ed esperte mani dei nostri orafi.

La maschera maschile non aveva un nome. I ragazzi portavano un paio di pantaloni di velluto marrone a coste alla zuava, una camicia bianca su cui indossavano un gilè. Al collo si legavano un fazzoletto rosso e bianco (maccaturédde de scòrcia), e portavano calze ornate con qualche fiocco. In testa avevano un cappello con un fiocco colorato.

Era usanza nei giorni di Carnevale appendere al centro strada un fantoccio che personificava il Carnevale stesso. La sera del martedì grasso a mezzanotte, mentre le campane della Chiesa Madre suonavano per annunciare l’inizio della Quaresima, i giovani mascherati se ne appropriavano per farne i funerali oppure per bruciarlo e sostituirlo con la quarantana, che serviva per contare i giorni della Quaresima.

Alla mezzanotte del martedì di Carnevale, dopo che si era ripetutamente sparato al fantoccio che lo rappresentava, la campana grande della Collegiata annunziava l’inizio della Quaresima che inizia con Le Ceneri.Il giorno delle Ceneri era una data importante per i giovani sammarchesi.

Era usanza in tale giorno recarsi in chiesa pe pigghià cénnera. Le ragazze, vestite a festa, si recavano in chiesa non da sole, ma accompagnate da una persona adulta di fiducia che faceva da guardia del corpo. Quelle già promesse (chi tenéva lu zite) andavano con la futura suocera e quédde accredentate (le fidanzate ufficialmente) ricevevano il permesso dai genitori di recarsi in chiesa con il loro fidanzato, ma sempre scortati da una persona matura. Per l’occasione le ragazze, se potevano, sfoggiavano un abbigliamento elegante in cui non mancava mai la sciarpa alla veneziana che negli anni Trenta costava ben 500 lire (una somma considerevole per quel tempo).

Anche i ragazzi partecipavano alla funzione religiosa, indossando il più bel vestito che avevano. Appena finiva la messa, essi si mettevano davanti alla porta della Chiesa Madre e passavano in rassegna tutte le ragazze che uscivano. Poteva essere questa l’occasione per scegliere la futura compagna della propria vita.

Grazia Galante

sanmarcoinlamis.eu









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